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Partecipanza agraria

Le origini

Le origini della Partecipanza Agraria locale risale a quel epoca dove, a nord della via Emilia, c’erano solo vaste plaghe paludose ed incolte, causate dalla depressione del terreno invaso dalle acque dei fiumi o all’abbandono successivo alle invasioni barbariche che cancellarono, in parte, le colonizzazioni agricole ad opera dei Romani. Intorno all’anno Mille cominciarono le bonifiche del terreno da parte dei grandi feudatari, dei monasteri e delle comunità rurali che agirono in forma collettiva per far fronte alla natura selvaggia delle zone da bonificare. Oggigiorno esistono ancora queste forme di collettività create dal dominio collettivo esercitato da una parte degli abitanti dei sei comuni della bassa pianura fra i fiumi Panaro e Sillaro: Nonantola, Sant’Agata, San Giovanni in Persiceto, Pieve di Cento, Villa Fontana e Cento. I discendenti delle famiglie originarie godono della proprietà di sfruttare vaste aree rurali secondo regolamenti di diversi statuti ma con punti comuni a tutti. I beneficiari dei terreni sono coloro che appartengono alle famiglie che si sono preso l’onere di bonificare le zone dei Comuni, gli appezzamenti vengono periodicamente divisi (nel caso di Cento ogni 20 anni) tra gli aventi diritto tramite sorteggio dei lotti, per partecipare occorre rispettare l’obbligo dell’incolato, cioè bisogna risiedere nel comune sede della Partecipanza per un periodo che varia da due a diciotto anni antecedenti al prossimo sorteggio.

 Le Partecipanze di Cento e Pieve di Cento

Inizialmente le due partecipanze di Cento e Pieve di Cento erano unite e risalgono, secondo la tradizione, alle concessioni enfiteutiche fatte dal vescovo di Bologna ai residenti nei due centri a partire dal XIII secolo, anche se ci sono accenni già nel XI secolo, quando in una zona paludosa e boschiva si insediarono i primi nuclei abitativi. Nel 1185 c’è un primo accordo stipulato con il Vescovo di Bologna e la prima concessione formale della comunità centopievese è del 1253, mille tornature di bosco venivano date in enfiteusi agli uomini di Cento dal vescovo, con l’impegno di disboscamento e messa in coltura, contro il pagamento al vescovo stesso delle decime dei frutti e di una pensione in denaro. Susseguirono poi altri contratti che suddividevano gli oneri alle singole famiglie, sempre sotto il controllo dell’ente preposto: il Comune. Un’altra concessione si attribuisce agli uomini di Cento da parte del monastero di Nonantola per concessione di Matilde di Canossa,  Trecentola (l’attuale Casumaro) veniva concessa per metà al marchese d’Este e per l’altra metà al vescovo di Bologna nel 1358, gli uomini di Cento l’avevano poi in enfiteusi rinnovabile ogni vent’anni. Secondo un documento antecedente, Trecentola veniva donata al monastero di Nonantola da parte di Bonifacio di Toscana, padre di Matilde. Una nota: Casumaro (Trecentola) venne data interamente a Cento, probabilmente già un sintomo di rivalità tra le due comunità prossime alla divisione che venne nel 1376 con bolla vescovile e ratificata dal Papa nel 1377. La separazione del territorio del Malaffitto (l’attuale Renazzo e Xii Morelli) viene fatto per 3/5 a Cento e i rimanenti 2/5 a Pieve di Cento. I partecipanti aventi diritto alla divisione dei due tenimenti erano i discendenti maschi delle famiglie originarie cui erano stati concessi i terreni, le divisioni avvenivano ogni vent’anni in forma distinta: anni pari per Casumaro, dispari per Malaffitto. Già nel 1267 però, si conclude la prima opera bonificatoria delle zone dell’attuale Corporeno e Buonacompra che dal 1263 vengono assegnate in enfiteusi della durata di 29 anni. Una nota: alla fine del XII secolo l’opera di bonifica dei centopievesi muta l’appellativo di Buonaffitto in Malaffitto per sottolineare il cattivo affare stipulato per le difficili opere di bonifica territoriali.

 Le riforme

L’attuale Partecipanza nasce dal Lodo Giulianeo del 1484 (dal nome del cardinale Giuliano della Rovere, futuro papa Giulio II) che riprende, dopo una momentanea cancellazione, la ridistribuzione periodica delle terre ai singoli capisti. La fase moderna delle due partecipanze risalgono alle riforme degli statuti, per Cento tra gli anni 1928 ed il 1932. Le riforme del 1932, con successive modifiche nel 1967, solo le norme che tutt’ora sono in uso dalla partecipanza centese, tra le riforme più importanti l’unificazione delle divisione di Casumaro e Malaffitto nello stesso anno, mirando alla riduzione del frazionamento con una superficie media di 6000mq, ed il numero delle stesse che passarono da 5000 a 2500. Fu introdotto anche la valutazione del terreno, attenuando così gli effetti del sorteggio, con lo stabilire tre categorie dello stesso (ottimo, buono, mediocre), in tal modo a fronte media di 6000mq, si ebbero capi da 7000, 8000 ed anche 10000mq nei terreni di più recente acquisto e minor valorizzazione. Venne introdotto anche la possibilità di optare per una somma di denaro per quelli che non intendevano utilizzare direttamente il terreno, mettendolo a disposizione dei coltivatori diretti. Altre norme davano la possibilità alla partecipanza di vendere alcuni possedimenti a patto che le somme ricavate fossero reinvestite nell’acquisto di altri appezzamenti da valorizzare in divisione, questo tipo di investimenti portò all’ampliamento dei possedimenti del patrimonio comune da 1500 ettari del 1939 ai 1730 ettari del 1975. Gli acquisti furono fatti anche in altri comuni, a Bondeno 19 ha, Crevalcore 172ha, Vigarano Mainarda 66ha e Sant’Agostino 21ha.

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